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Palazzo Ducale

Zona

SESTIERE SAN MARCO

Orari

L’ingresso è consentito fino ad 1 ora prima della chiusura. Il 25 dicembre e il 1 gennaio rimane chiuso.

Aprile-Ottobre
da lunedì a domenica, compresi festivi: 8.30-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)

Novembre-Marzo
da lunedì a domenica, compresi festivi: 8.30-17.30 (ultimo ingresso ore 16.30). Chiuso 25/12 e 01/01.

Prezzi

L’alternativa ai biglietti interi o ridotti è il MUSEUM PASS che consente l’ingresso a tutti i Musei della rete Musei Civici di Venezia e vale per 6 mesi.
Pass interi € 20, ridotti € 16,00
Possibilità di acquistare un Pass intero e gli altri ridotti per famiglie con due adulti e almeno un ragazzo 6-18 anni.
Pass € 10,00 per studenti in gita scolastica (1 settembre-15 marzo).

Biglietti interi: € 16,00.
Biglietti ridotti per ragazzi 6-14 anni, studenti 15-25 anni, accompagnatori gruppi, ultrasentacinquenni, dipendenti Ministero Beni culturali, soci FAI € 8,00
Ingresso gratuito per nati o residenti Comune di Venezia, membri ICOM, bambini 0-5 anni, disabili, guide autorizzate, interpreti con gruppi, una persona per ogni gruppo di 15.
Ingresso con un intero e altri ridotti per famiglie con due adulti e almeno un ragazzo 6-18 anni.
Biglietto € 5,50 per studenti in gita scolastica (1 settembre-15 marzo).

Da non perdere

  • La Facciata
  • La Porta della Carta
  • Il Cortile
  • Il Museo dell’Opera
  • La Scala dei giganti e Scala d’Oro
  • Le Logge
  • L’Appartamento Ducale
  • La Sala del Maggior Consiglio
  • Il Ponte dei Sospiri
  • I Pozzi e i Piombi
  • Il dipinto Leone di San Marco di Vittorio Carpaccio
  • Il dipinto San Cristoforo di Tiziano
  • I dipinti di Tintoretto, Veronese, Tiepolo, Bellini e Bosch
    1. Cronologia

    Inizi del IX sec. Inizia la realizzazione del Palazzo che dovrà ospitare il Doge. L’edificio si presentava come un castello fortificato.
    812 Il Doge Angelo Partecipazio trasferisce la sua sede da Malamocco a Venezia
    976 Una rivolta contro il Doge porta alla distruzione del primo palazzo.
    Fine XI sec. Il Doge Pietro I Orsoleo fa ricostruire il palazzo che assume la struttura di una fortezza con torri agli angoli e un canale intorno.
    XII sec. Il Doge Sebastiano Ziani trasforma la precedente fortezza in un palazzo signorile
    Inizi del XIV sec. Il palazzo viene ampliato soprattutto nella sua parte che ospita il Maggior Consiglio
    1340 Inizia la trasformazione del palazzo che arriverà ad assumere la forma attuale
    XV sec. Il Palazzo è interessato da una serie di interventi che riguardano la facciata
    1483 Dopo un incendio si avvia la ricostruzione degli interni. Vennero realizzati il Ponte della Paglia
    1492 Fu realizzata la Scala dei giganti
    1574 un incendio distrusse alcune stanze collocate al piano nobile. Della ricostruzione si occuparono Antonio da Ponte e Andrea Palladio
    1577 Un nuovo incendio distrusse un’intera ala del Palazzo. A Veronese e Tiziano fu assegnato il compito di decorare le stanze del Palazzo
    Inizi del XVII secolo L’architetto Antonio Contin realizzò le Prigioni Nuove e il Palazzo ducale fu collegato a questo nuovo edificio attraverso il Ponte dei Sospiri, che i condannati provenienti dal tribunale, collocato nel palazzo, percorrevano per raggiungere le prigioni.
    1797 Il 12 maggio fu decretata dal Maggior Consiglio la Repubblica di Venezia e il Palazzo cessò di essere sede del principe e delle istituzioni repubblicane per ospitare uffici amministrativi prima della Francia poi dell’Impero austro-ungarico.
    XIX sec. Le prigioni ospitarono molti eroi della patria. Successivamente, in seguito dell’annessione di Venezia al Regno d’Italia il Palazzo ducale fu oggetto di importanti interventi di restauro.
    1923 Il Palazzo fu trasformato a museo civico.

      Pianta

      Descrizione

    Palazzo Ducale si trova all’interno di Piazza San Marco, nella zona tra la Piazzetta e il Molo. Ed è considerata un capolavoro dello stile gotico veneziano.
    Esso nasce come sede del Doge e delle più alte magistrature veneziane per poi, con la caduta della Repubblica, ospitare uffici amministrativi, fino a diventare sede del Museo Civico di Palazzo Ducale.
    Palazzo Ducale si sviluppa attorno ai tre lati di un ampio cortile porticato, il cui terzo lato è occupato dalla Basilica di San Marco.

    Esterni

    Le due facciate principali del Palazzo sono quelle di fronte alla Piazzetta e al Molo.
    Esse sono in stile gotico-veneziano e si sviluppano su due livelli di colonne impreziosite da capitelli e sovrastate da un’ampia struttura di marmo intarsiato con ampie finestre di forma ogivale. Al centro è presente un grande balcone e una serie di guglie a coronamento.
    Per la sua struttura, osservandolo dalla Piazza il Palazzo sembra per certi versi rovesciato per via della presenza di una parte inferiore aperta e apparentemente leggera e una parte superiore massiccia e chiusa.

    Le colonne del livello inferiore che sorreggono archi ogivali si presentano particolarmente massicce per effetto delle successive ripavimentazione fatto per combattere l’innalzamento del livello dell’acqua.
    La facciata verso il Molo è quella più antica e le sue colonne sono ornate da capitelli trecenteschi. Le sculture all’angolo con il Ponte della Paglia rappresentano Raffaele e Tobiolo e l’Ebbrezza di Noè, mentre nell’angolo con la Piazzetta troviamo le statue dell’Arcangelo Michele e di Adamo ed Eva.
    Il balcone centrale è opera di Pier Paolo Dalle Masegne. Il suo coronamento risale al 1579 ed è composto dalle statue della Giustizia, di San Giorgio, di San Teodoro, delle Virtù Cardinali, di San Marco, di San Pietro e di San Paolo.
    Verso la piazzetta, All’altezza della tredicesima colonna del loggiato c’è la statua della Giustizia in trono, Le statue nell’angolo verso la Porta della Carta sono il Giudizio di Salomone e l’Arcangelo Gabriele

    Porta della Carta

    E’ la storica porta di accesso al Palazzo. Il nome deriva dal fatto che su di essa venivano affisse le leggi e i decreti promulgati. Fra l’altro nei pressi operavano scrivani pubblici e non lontani erano gli archivi di Stato.
    L’opera è in stile gotico fiorito e riporta la firma dell’autore. Si legge infatti la scritta “opus bartholomei” a ricordare Bartolomeo Bon che e realizzo l’opera con il padre Giovanni.
    Le sculture e le decorazioni erano in origine colorate e dorate. Lateralmente si scorgono le Virtù Cardinali mentre nella parte superiore è il busto di San Marco. Sopra di esso la rappresentazione della Giustizia.
    Al centro è rappresentato il Doge Francesco Foscari inginocchiato davanti al leone di San Marco. Si tratta di un rifacimento, visto che l’originale fu distrutto dai francesi.

    Interni – Ingresso

    Cortile

    La porta del Frumento è l’ingresso attraverso cui i turisti accedono al Palazzo.
    Il cortile è completamente circondato da portici che come all’esterno sono sovrastati da logge. Le due facciate a sud e ad est sono in mattoni e conservano il caratteristico aspetto gotico veneziano delle facciate esterne, invece la facciata orientale del cortile presenta una decorazione di marmo risalente all’età rinascimentale.
    Al centro troviamo due vere da pozzo.
    Nel cortile veniva incoronato il Doge e si tenevano vari tornei, tra i quali una caccia ai tori,che si svolgeva ogni anno.
    La pavimentazione in marmo sembra una continuazione del pavimento di Piazza San Marco.

    Museo dell’Opera

    Le sale dell’Opera attualmente sono adibite a Museo, il quale si sviluppa attraverso sei stanze e conserva documenti antichi relativi all’attività che l’Opera stessa svolgeva.
    Essa, infatti, originariamente era un ufficio tecnico che si occupava della manutenzione del palazzo e della gestione degli innumerevoli interventi di riforma e ristrutturazione subiti e conservava documenti e vestigia della propria attività.
    Da sottolineare la raffinatezza dei capitelli che adornano le stanze del Museo dell’Opera sono una parte preziosa e importante dell’apparato. L’allestimento attuale si sviluppa in sei sale.

    Scala dei Giganti

    La scale dei giganti collega il cortile alla loggia interna posta al primo piano ed era lì che si svolgeva la cerimonia di incoronazione del Doge.
    La scala fu costruita alla fine del XV sec. ed è così chiamata per via delle due statue in marmo di Marte e Nettuno, opera del Sansovino, presenti dal 1527 a simboleggiare il dominio di Venezia sulla terra e sul mare.
    Accanto alla scala è presente un arco trionfale a tutto sesto costruito in onore del Doge Francesco Foscari. Esso costruito in marmo rosso e pietra d’istria è ornato da sculture raffiguranti le arti.
    La Scala dei Giganti prosegue idealmente attraverso la Scala d’Oro, così chiamata poiché la sua volta è ricca di decorazioni con foglie dorate.

    Scala d’Oro

    La Scala d’Oro, anch’essa opera di Sansovino che però non ne concluse i lavori, porta ai due piani superiori e nel suo tratto finale all’appartamento del doge.

    Interni – Piano delle logge

    Tramite la Scala dei Giganti si accede al piano superiore caratterizzato da un articolato sistema di loggiate e da una serie di stanze anticamente destinate all’amministrazione e ai servizi del palazzo: Qui trova spazio attualmente oltre il bookshop del museo.

    Logge

    Sulla parete sono presenti delle statue raffiguranti bocche di leone. Al loro interno dalla fine del 1600 venivano depositati biglietti contenenti denunce di reati, che finivano in una cassa di legno collocata oltre la parete, dove si trovavano gli uffici preposti.
    Nel piano delle Logge si trovano due sale:
    la Sala dello Scrigno, dove sono collocati il Libro d’Oro, contenente i nominativi di tutti i patrizi veneziani, e il Libro d’Argento, contenente i nomi delle famiglie degli Originarii, cioè i cittadini veneziani che potevano accedere all’amministrazione della città
    la Sala della Milizia da Mar, l’organo che dal XVI secolo aveva il compito di reclutare gli equipaggi per le navi da guerra veneziane.

    Ambienti giudiziari del Piano delle logge

    Sul piano delle logge ci sono anche ambienti destinati alla giustizia amministrativa collegati tra loro attraverso scale e passaggi. In particolare:
    Sala dei Censori, magistrati con il compito di combattere la corruzione. In questa sala ci sono dipinti di Tintoretto in cui sono raffigurati alcuni magistrati con i relativi stemmi.
    Sala dell’Avogaria de Comùn, la magistratura i cui componenti erano responsabili del rispetto della legalità costituzionale.In questa sala troviamo dipinti del Tintoretto.

    Ponte dei Sospiri

    Si accede a questo ponte dalla Sala dell’Avogaria de Comun, tramite una piccola scala.
    Questo ponte, posto sopra il Rio di Palazzo, collegava il Palazzo Ducale all’edificio che ospitava le Prigioni.
    All’interno di presenta come un doppio corridoio diviso da pareti, chiuso e scoperto. All’esterno è decorato in stile barocco.
    Si chiama così per i sospiri dei carcerati che lo attraversavano per essere portati dai tribunali che avevano sede nel Palazzo alle Prigioni.
    La tradizione vuole che chi passa sotto il Ponte con la gondola e bacia la propria amata creerà con lei un’unione indissolubile.
    Prigioni Nuove
    Le prigioni nuove furono costruite alla fine del 1500 per venire incontro alla necessità di nuovi spazi che ospitassero i carcerati. Il nuovo carcere fu così costruito in modo da collegarlo al Palazzo per disporre di un più facile trasferimento dei condannati dalle aule dei tribunali alle celle.
    Poteva ospitare fino a trecento detenuti ed è caratterizzato da celle che rispetto al vecchio carcere sono più ampie e più luminose.

    Interni- Piano primo

    Mediante la Scala d’Oro si accede al piano che ospitava le stanze utilizzate dal Doge e quelle destinate alle riunioni del Maggior Consiglio.

    Appartamento Ducale

    L’appartamento del Doge si affacciava sul Rio di Palazzo ed era composto nove sale:
    Sala degli Scarlatti, utilizzata Consiglieri Ducali la cui veste era appunto di colore scarlatto.
    Sala degli Scudieri utilizzata dagli scudieri che erano al servizio del Doge.
    Sala dello Scudo, utilizzata dal doge per esporvi il proprio stemma araldico e per tenere udienze e banchetti e ricca di carte geografiche.
    Sala dei Filosofi, che, unita con la Sala dello Scudo forma una T, tipica delle sale di rappresentanza delle abitazioni veneziane, si presenta lunga e stretta ed è arricchita dai dipinti di dodici apostoli ora sostituiti da allegorie. Sopra la porta è presente l’affresco di San Cristoforo, opera di Tiziano.
    Sala Grimani, Sala Erizzo e Sala Priuli, a disposizione del Doge per uso privato, collegate ad un giardino. Su una parete della Sala Grimani è attualmente collocato il dipinto Il Leone di San Marco realizzato da Vittore Carpaccio raffigurante il leone con le zampe anteriori a terra e le zampe posteriori in acqua. Esso rappresenta il dominio di Venezia sulla terraferma e in mare.
    Sala dei Ritratti e la Sala Corner usate dal Doge e dai suoi familiari in base alle loro esigenze.

    Ambienti giudiziari del primo piano

    Dalla parte opposta rispetto all’appartamento del Doge ci sono le sale destinate all’amministrazione della giustizia:
    Sala del Magistrato alle Leggi, utilizzata dai Conservatori ed esecutori delle leggi e ordini responsabili dell’osservanza delle norme sull’avvocatura.
    Sala della Quarantia Criminal, utilizzata dai responsabili della giustizia penale e della sovrintendenza alle finanze.
    Sala dei Cuoi, utilizzata come archivio dalla Quarantia e ricca di decorazioni in cuoio sulle pareti,.
    Sala della Quarantia Civil Vecchia, utilizzata sai responsabili della giustizia civile.
    Sala dell’Armamento, utilizzata come deposito di armi insieme all’Armeria del piano superiore.

    Sala del Maggior Consiglio

    Essa è situata nell’angolo del Palazzo, di cui è l’ambiente più grande, tra il Molo e la Piazzetta. Misura 53 metri nei lati più lunghi e 25 metri in quelli più corti. E’ alta 12 metri. Si tratta di una delle sale più ampie in Europa. Le sue notevoli dimensioni erano dovute al fatto che era sede delle riunioni del Maggior Consiglio, l’assemblea della Repubblica di Venezia, formata da tutti i patrizi veneziani che erano di numero compreso tra 1200 e 2000.
    I patrizi, durante le riunioni, sedevano su lunghe panche rivolte verso le parete di fondo, dove c’era il podio utilizzato dal Doge e dalla Signoria.
    Sono presenti sulla parete che da verso l’esterni sette grandi finestre di forma ogivale. Nonostante la sua ampiezza non ci sono colonne di sostegno visto che nel soffitto è presente un ingegnoso sistema di travi e capriate.
    La sala fu distrutta da un incendio nel e tra gli altri fu affidato il compito di rifarne la decorazione a Veronese e al Tintoretto, che qui realizzò tra il 1588 ed il 1592 il celebre dipinto “Il Paradiso”. Questa tela che occupa tutta la parete di fondo, è la più grande tela del mondo.
    Sul soffitto sono raffigurati settantasei dogi. I ritratti di questi dogi, i primi della storia, sono in realtà immaginari visto che quelli originali furono distrutti dall’incendio del 1577 L’autore è il Tintoretto che le dipinse insieme a Jacopo.Da notare che il doge Marin Faliero è rappresentato mediante un panno nero. Egli infatti tentò un colpo di stato nel 1355 e fu condannato a morte e alla damnatio memoriae, in quanto traditore della Repubblica.

    Sala dello Scrutinio

    Essa si trova nel lato rivolta verso la Piazzetta ed è collegata alla Sala del Maggior Consiglio. Dal 1532 essa fu sede degli scrutini, ossia le deliberazioni delle assemblee repubblicane.
    In realtà la sua destinazione originaria era di accogliere i testi della Biblioteca Marciana, la quale invece trovò collocazione nel nuovo edificio appositamente costruito. Dopo l’incendio del 1577 che colpì anche questa sala i lavori di rifacimento dei dipinti fu affidato a Tintoretto a Veronese.

    Interni – Piano secondo

    Attraverso la Scala d’Oro si accede all’ultimo piano. Il punto di arrivo è il cosiddetto atrio quadrato, affacciato sul cortile interno.

    Sala delle Quattro Porte

    Essa era una sala di attesa per coloro che partecipavano alle udienze svolte dal Senato e dalla Signoria e deve il suo nome alla presenza di quattro grandi portali di marmo. Alla ricostruzione dell’ala, anch’essa distrutta da un incendio, fu ricostruita in base a un progetto di Andrea Palladio e contiene opere pittoriche del Tintoretto, di Tiziano e del Tiepolo.

    Sale dell’Anticollegio

    La sala dell’Anticollegio, prospiciente la Sala delle Quattro porte, era destinata alle delegazioni in attesa di essere ricevute dalla Signoria. Al suo interno troviamo opere del Veronese e del Tintoretto.

    Sala del Collegio

    La Sala del Collegio era utilizzata dal Collegio dei Savi e dalla Signoria per le loro riunioni. Quando questi due diversi organi tenevano una adunanza congiunta formavano il “Pien Collegio”.
    In questa sala erano ricevuti gli ambasciatori stranieri. E’ per questo che ha un aspetto particolarmente regale. Essa fu realizzata su progetto del Palladio, contiene decorazioni lignee e dipinti del Tintoretto e del Veronese. E’ in questa sala che si trova la nota Battaglia di Lepanto.
    Sulla parete destra è presente un quadrante dell’orologio che si completa con un secondo quadrante presente della vicina aula del Senato.

    Sala del Senato

    Essa era destinato alle riunioni del Senato e si affaccia sul Rio di Palazzo
    La sala è detta anche “dei Pregati” in quanto i membri del Senato erano anche detti “pregati”, per via del fatto che a loro era rivolta preghiera di partecipare alle sedute mediante un invito scritto.
    Nella sala sono presenti dipinti di Tintoretto e di Palma il Giovane, numerosi intarsi e decorazioni in oro e due grandi orologi, uno dei quali con i segni zodiacali.

    Sala del Consiglio dei Dieci

    Essa era utilizzato dal Consiglio che aveva il compito di occuparsi della sicurezza dello Stato e mediante un podio di legno con forma semicircolare teneva i processi contro i nemici dello Stato.
    Era presente un passaggio segreto, che tramite un armadio portava alla Sala dei Tre Capi.

    Sala della Bussola

    La Sala della Bussola fungeva da anticamera per i convocati dalle magistrature repubblicane e prende il nome per via della presenza di una grande bussola di legno.
    La Stanza dei Tre Inquisitori di Stato, era sede dei magistrati che dovevano garantire il Segreto di stato con qualunque mezzo ed è arricchita da dipinti del Tintoretto.

    Ambienti giudiziari del secondo piano

    Al secondo piano si trovavano la Camera del tormento e l’Armeria del Palazzo.
    La Camera del Tormento, usata come luogo di tortura direttamente e collegata ai Piombi nel paino superiore;
    L’Armeria, composta da più sale usate come magazzino di armi e munizioni.

    Ambienti dell’Amministrazione

    Passando dall’Atrio Quadrato si arriva ad una serie di stanze destinate all’amministrazione:
    Stanza del Notaio Ducale, segretario delle varie magistrature
    Stanza del Deputato alla Segreta del Consiglio dei Dieci,
    Uffici del Cancellier Grande
    Uffici del Reggente alla Cancelleria, capo degli archivi,
    Sala della Cancelleria Segreta, che riporta sulle pareti i cancellieri succedutisi dal 1268 e dove erano custoditi i documenti amministrativi.

    Interni – le prigioni

    Le prigioni del Palazzo, collegati ai tribunali interni, erano di due tipi: i pozzi e i piombi.

    Pozzi

    I pozzi erano celle sotterranee di piccole dimensioni e particolarmente umide, destinate ai prigionieri appartenenti alle classi inferiori. Secondo una leggenda i condannati a morte come ultima possibilità di evitare l’esecuzione, potevano provare a fare il giro della colonna ma nessuno riusciva a farlo senza scivolare. La colonna usata è una delle colonne del Palazzo più grande delle altre.

    Piombi

    I Piombi si trovavano invece sotto il tetto del Palazzo, la cui copertura era appunto di piombo.
    Esse erano destinate ai prigionieri nobili, ricchi o appartenenti alla chiesa, che ricevevano un trattamento meno infernale degli altri.
    Questi prigionieri, tra i quali si ricorda Casanova, avevano la possibilità, pagando, di avere cibo e arredare gli ambienti con propri mobili.

    Interni Opere d’arte

    Tra le opere d’arte presenti all’interno del Palazzo Ducale vanno segnalati i seguenti dipinti:
    Leone di San Marco, di Vittorio Carpaccio
    Madonna col Bambino e due angeli e San Cristoforo di Tiziano
    Quattro visioni dell’Aldilà, Trittico degli eremiti e Trittico della martire crocifissa di Hieronymus Bosch
    Nettuno offre a Venezia le ricchezze del mare di Giambattista Tiepolo
    Compianto sul Cristo morto di Giovanni Bellini
    Il Paradiso, Vittoria dei veneziani sui ferraresi ad Argenta, Il doge Nicolò da Ponte riceve da Venezia una corona d’alloro, Arianna trovata da Bacco, Il doge Girolamo Priuli riceve dalla Giustizia la bilancia e la spada, Mercurio e le grazie, Pallade allontana da Marte, La fucina di Vulcano di Tintoretto
    Il doge Contarini torna vittorioso in città dopo la vittoria contro i genovesi, L’apoteosi di Venezia, Vecchio orientale e giovane donna, Giunone offre a Venezia il corno ducale, Aracne o la Dialettica, Marte e Nettuno, Il ratto di Europa, Venezia in trono con la Pace e la Giustizia di Paolo Veronese

      Personaggi

    Il Doge di Venezia

    Il Doge, termine che deriva dal veneziano “doxe”deriva dal latino dux, comandante.
    Con questo titolo si indica dal 697 alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, la più alta magistratura repubblicana di Venezia.
    Altri titoli usati erano quelli di Monsignor el Doxe, Sua Serenità o Serenissimo Principe..

    Questa carica sorse prima in relazione ad una carica di natura monarchica per poi divenire una magistratura repubblicana. L’istituzione nacque con la nomina del primo dux Paolo Lucio Anafesto, che fu nominato governatore militare di Venezia dall’Esarca di Ravenna. Nel 742 l’elezione del duca cominciò a non essere più appannaggio dell’Imperatore assunse un’accezione monarchica. Dagli inizi dell’XI secolo una serie di leggi costituzionali limitarono il potere del Doge a favore dell’aristocrazia veneziana e trasformarono il Doge in un sovrano solo formale. Dal XIII sec. la sua funzione era così essenzialmente di rappresentante Venezia nelle pubbliche cerimonie e di fronte gli altri stati e di presiedere le assemblee, in cui il suo voto era comunque dello stesso valore degli altri. Egli conservò il solo potere militare di guidare l’esercito in tempo di guerra.

    Sul piano religioso il doge divenne Capo della Chiesa di San Marco dopo la costruzione della basilica di San Marco, che realizzata per ospitare le reliquie di San Marco divenne chiesa di Stato,
    Durante il Concilio di Trento del 1545, si sancì però che il Doge, sebbene rappresentasse la Chiesa non poteva essere considerato un Vescovo. Già da prima si erano verificate frequenti tensioni sia con il Papa che con il Patriarca di Venezia, che a rispondeva a quest’ultimo.

    L’elezione a Doge era particolarmente ambita dai nobili veneziani poiché era alto il valore simbolico e gli unici che potevano arrivare alla carica erano gli aristocratici molto ricchi visto che i dogi dovevano mantenersi in gran parte con risorse proprie.
    A lui spettavano molte delle spese necessarie per il Palazzo e le cerimonie solenni Anche i funerali dei Dogi erano privati, tanto che lo stato di Venezia non riconosceva lutti di Stato. Era celebre il motto “Si è morto il Doge, no la Signoria, cioè “anche se è morto il Doge, non è morta la Signoria”.

    Il metodo di elezione era particolarmente complesso e si svolgeva mediante una serie di estrazioni di “balote”, cioè palline da un’urna. Si svolgevano numerose estrazioni. La prima avveniva, dopo la morte del Doge, da parte di un bambino di età compresa tra gli 8 e i 10 anni trovato per strada dal Consigliere più giovane. Questi aveva il compito di contare le palline estratte in modo da assicurare la massima trasparenza. Ogni estrazione determinava un’assemblea la quale ne nominava un’altra e con un alternarsi di estrazioni e nomine si arrivava alla fine all’elezione del Doge da un’assemblea di 41 consiglieri.
    Nonostante il meccanismo cercasse di evitare favoritismi ed episodi di corruzione, i nobili più ricchi erano soliti cercare di comprare i voti dei cosiddetti “barnabotti”, ossia dei nobili senza denaro. Queste trattative avvenivano prima delle votazioni in una stanza detta “broglio”.
    E’ curioso che due termini moderni legati alle elezioni derivino proprio da parole usate dai veneziani per l’elezione del loro Doge: ballottaggio da “balote” e “broglio” appunto dalla stanza detta “broglio”.
    Avvenuta l’elezione era il Maggior Consiglio che la ratificava, presentando al popolo il nuovo sovrano con l’espressione “Questi xe monsignor el Doxe, se ve piaxe” (“Egli è il nostro signore, il Doge, se vi piace”): Seguiva una messa solenna in basilica e l’incoronazione nella Scala dei Giganti del Palazzo Ducale, dove si pronunciava la promessa, detta “promissione”.

    I simboli del Doge erano il Corno Ducale, la corona che metteva sopra una cuffia bianca, un manto prima di color porpora, poi dorato, la spada, il seggio, un grande ombrello, otto gonfaloni con l’immagine del leone di San Marco e otto trombe d’argento.
    A lui era riservato il Bucintoro, una nave usata per le cerimonie di Statotra cui lo Sposalizio del Mare, durante la quale il Doge lanciava in acqua un anello a simboleggiare il legame con il mare e il suo dominio su di esso.

    Il Doge godeva di alti onori ma era tenuto anche a pesanti obblighi. A lui era vietato di mescolarsi alla popolazione, di avere residenza fuori da Palazzo Ducale, di esibire i propri stemmi, eccetto che nel suo appartamento privato, di tenere per sé i doni che portati dai rappresentanti degli stati esteri, . arricchivano il Tesoro di San Marco, di tenere udienze o aprire lettere a lui indirizzate senza la presenza di almeno un suo consigliere.

    La storia dei dogi si conclude nel 1797 con Lodovico Manin, quando Venezia perse la sua indipendenza.

    Il Maggior Consiglio

    Il Maggior Consiglio era in origine chiamato con il nome latino di Consilium Sapientis, “Consiglio dei Saggi”. Esso era l’organo politico più importante della Repubblica di Venezia.
    e si riuniva in un’apposita ampia sala del Palazzo Ducale.
    Ad esso spettava la nomina del Doge (la procedura di elezione era complicatissima e prevedeva circa dieci passaggi di elezioni e sorteggi) e di tutti gli altri consigli e numerose magistrature, con poteri illimitati e sovrani su qualunque questione. La partecipazione al Maggior Consiglio era un diritto ereditario ed esclusivo delle famiglie patrizie iscritte nel Libro d’Oro della nobiltà veneziana, che in esso si costituivano Stato.
    In origine il Consilium Sapientis era una sorte di consiglio personale del Doge, successivamente nel 1143 un nuovo Consilium assunse una nuova veste, divenendo una rappresentanza ristretta della popolo con il compito di aiutare il Doge nella guida della città.
    Nel 1172 il Consilium divenne assemblea sovrana e assunse il nome di Maggior Consiglio, inizialmente composto da 35, cui si aggiunsero pian piano, con nuove leggi, sempre più membri finché con la Serrata del Maggior Consiglio del 1297 si aumentò senza limite il numero membri del Consiglio.
    Nel XIV secolo si ebbe una forte limitazione del numero dei membri e dei criteri per farne parte fino alla riforma del 1319 che sostanzialmente stabilì l’accesso automatico alla magistratura per tutti i patrizi maschi che avevano compiuto i 25 anni d’età, trasformando il Maggior Consiglio in un’assemblea ereditaria.
    Il Maggior Consiglio cessò di esistere il 12 maggio del 1797, quando votò con 512 voti favorevoli e 30 contrari e 5 astenuti la fine della Repubblica di Venezia.