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Pantheon

E’ un edificio realizzato in epoca romana, destinato a fungere da tempio dedicato alle divinità. Esso, danneggiato più volte, è stato ricostruito e modificato fino a raggiungere la forma attuale.

 

Come arrivare

Bus 30-40-62–64–81-87–492
Metro Linea A – Fermata Barberini
 

Orari

da lunedì a sabato (giorni feriali): dalle ore 8.30 alle ore ore 19.30
domenica: dalle ore 9.00 alle ore 18.00
festivi infrasettimanali: dalle ore 9.00 alle ore 13.00

L’ingresso è gratuito

Durante lo svolgimento della S. Messa (Festivi dalle ore 10.30 e sabato dalle ore 17.00) l’ingresso è consentito solo per assistere alla celebrazione.

Chiusura: 1 gennaio, 1 maggio e 25 dicembre.

    Storia

Il termine pantheon è un termine latino di derivazione greca che significa “tempio di tutti gli dei”. Questa era infatti la funzione cui esso doveva assolvere in origine.
La prima realizzazione era di forma rettangolare e fu edificata per volere di Marco Vipsanio Agrippa nel 27 a.C. In origine doveva essere dedicata al culto di sette divinità collegate ai pianeti. Essa fu danneggiata da un incendio nell’80 a.C. Dopo una prima ricostruzione ad opera di Domiziano, nel 110 a.C. il Pantheon fu nuovamente danneggiato dal fuoco. Tra il 118 e il 125 d.C., durante l’impero di Adriano, esso fu completamente ricostruito assumendo una forma simile a quella attuale.
Agli inizi del VII secolo la struttura è stata trasformata in Basilica cristiana ed essa è stata attribuito il nome di Santa Maria ad Martyres o della Rotonda. I romani sono infatti soliti definire il Pantheon anche “Rotonna” o “Ritonna”, l’equivalente di “rotonda” in romanesco.

    Descrizione

L’edificio si presenta con una forma cilindrica, collegata ad un pronao e sovrastata da una cupola semisferica, le cui misure e proporzioni creano un complessivo equilibrio armonico. L’intera struttura può essere inserito all’interno di una sfera perfetta.

Il Pantheon è unanimemente considerato un capolavoro ingegneristico per il mix perfetto tra l’aspetto architettonico e l’attenzione per la forma e l’impiego di tecniche avanzate.

La sfericità della struttura e l’armonia delle linee avvolgono l’osservatore. A ciò si aggiunge l’equilibrio straordinario creato dagli effetti del contrasto tra luci ed ombre in corrispondenza delle nicchie, delle cassettonature e delle edicole.

L’opera già al tempo della sua realizzazione presentava caratteri di grandi originalità. Non ci sono infatti precedenti di strutture con una sala di forma circolare alle spalle di un pronao di un tempio classico. Allo stesso modo l’utilizzo di fusti lisci in marmo colorato in luogo di fusti di marmo bianco con scanalature rappresenta un elemento di novità.

Esso rappresenta un riuscito tentativo di mescolare il modello classico con quello romano, il primo è rappresentato dal pronao, il secondo dall’edificio di forma rotonda. Questa fusione di diverse concezioni di spazialità già in tempi antichi alimentò critiche tra i puristi.

Pronao

Il pronao presenta una facciata con 8 colonne di granito color grigio. All’interno sono presenti altre otto colonne, in origine tutte granito rosa, divise in due file da quattro che dividono lo spazio in tre navate. La navate centrale conduce alla porta di ingresso alla cella, quelle laterali conducono verso due nicchie in cui anticamente erano presenti le statue di Augusto e di Agrippa.
Due delle colonne sono state sostituite intorno al XV secolo, una da Papa Alessandro VII e una da Papa Urbano VIII, con pezzi provenienti dalle Terme Neroniane.
Il timpano è attualmente liscio, avendo perso la decorazione originaria in bronzo e non è calibrato.
Il tetto con doppio spiovente è sostenuto da capriate in legno che poggiano su blocchi di muratura. I travi in legno erano in origine coperti da bronzo utilizzate da Papa Urbano VIII per il Baldacchino di San Pietro e i Cannoni di Castel Sant’Angelo.
Il pavimento del pronao presenta lastre in marmo colorato disposte in modo da formare cerchi e quadrati.

Rotonda

Attraverso la porta del pronao di accede ad una parte intermedia. Si tratta di un avancorpo realizzato in mattoni, presenta due grossi pilastri, si accede dal pronao alla cella. E’ presente un frontone che ripropone quello del pronao anche se si colloca ad un’altezza maggiore.

Superando una porta di bronzo, probabilmente proveniente da un altro edificio, si accede alla rotonda.

All’interno la cella presenta una struttura di forma cilindrica con una cupola sovrastante semisferica, dello stessa altezza interna e dello stesso raggio della struttura su cui poggia. La prima misura 43,44m, il secondo 21,72m.
Le pareti sono coperte da lastre di marmo colorato. Nel livello inferiore sono presenti sei nicchie con due colonne frontali in stile corinzio cui si aggiungono la nicchia posta all’ingresso e l’abside. Esse hanno in modo alternato forma rettangolare e semicircolare.
Colonne e lesene nelle pareti tra le nicchie sono a sostegno della trabeazione che percorre le pareti laterali.
Negli spazi che dividono le nicchie si trovano otto edicole in marmo con piccoli frontoni di forma triangolare che si alternano a piccoli frontoni curvilinei.
Il livello superiore, anch’esso con lastre in marmo colorato, presenta finestre delimitate da lesene di porfido e decorazioni realizzate nel XVIII secolo in sostituzione di quella originale.

Il pavimento ha la peculiarità di essere convesso, seppur leggermente, verso le estremità laterali, con un dislivello di circa 30 cm nel punto più alto, mentre è concavo nel centro. Ciò per consentire che la pioggia che entra nel tempio attraverso l’oculo collocato sulla cima della cupola, possa uscire attraverso i 22 fori appositamente realizzati al centro della rotonda. Secondo una leggenda, ovviamente priva di fondamento, dall’oculo non potrebbe entrerebbe la pioggia per la presenza di una complessa combinazione di correnti d’aria che impedirebbero all’acqua di penetrare. In realtà in passato esisteva un fenomeno di nebulizzazione dell’acqua in entrata, il cosiddetto “effetto camino”, in realtà determinato dal fumo delle molte candele accese che creava una corrente in salita di aria calda.
Il pavimento del Pantheon è realizzato in porfido, granito e marmo giallo antico. I disegni rappresentati sono cerchi inscritti all’interno di forme quadrate.

Poiché esso era un tempio dedicato a tutti gli dei, le nicchie contengono statue di antiche divinità. Successivamente questo edificio è stato considerato una sorta di monumento dedicato alle famiglie dinastiche, di qui la presenza di monumenti funebri a grandi personaggi della cultura e della storia d’Italia. Nel Pantheon sono sepolti Raffaello Sanzio, Annibale Carracci, Arcangelo Corelli, Giovanni da Udine, Perin del Vaga, Baldassarre Peruzzi, Flaminio Vacca, Taddeo Zuccari, i sovrani Umberto I e Vittorio Emanuele II e la regina Margherita di Savoia.

All’interno della rotonda è presente un organo a canne realizzato dalla ditta Tamburini tra il 1925 e il 1933 quando il Pantheon fu oggetto di restauro.

Cupola

La cupola ha un diametro di base di 43,44 m. All’interno la decorazione prevede cinque ordini, ciascuno di ventotto cassettoni, che nella fascia vicina all’oculo finale hanno un diametro di 8,92 m.
In cima, c’è un’apertura circolare, il cosiddetto “oculo”, che fornisce la luce all’intera cupola. Questo foro è delimitato da una cornice di tegole parzialmente di bronzo
La Cupola fu costruita con una centina in legno, utilizzando un solo getto di calcestruzzo. Furono inoltre utilizzati materiali per cui quelli più vicini alla parte alta sono più leggeri rispetto a quelli dei livelli più bassi.
All’esterno, la cupola è nascosta nei livelli inferiori è nascosta dalla sopraelevazione del muro della rotonda, alla base e presenta sette anelli sovrapposti. Nella parte più bassa sono presenti lastre in marmo, nel resto della struttura ci sono tegole in bronzo che furono tolte dall’imperatore di Bisanzio Costante II

Va sottolineato che la cupola è priva di rinforzi e il motivo per cui è in piedi da secoli risiede soprattutto nel particolare materiale usato per la sua costruzione: il cementizio romano, assai più consistente rispetto a materiali moderni perché realizzato con tecniche particolari che ne riducevano la presenza di acqua e ne aumentavano la capacità di resistenza alla trazione.